Alla scoperta delle bellezze meno note d’Italia: Bagheria
Bagheria, 15 chilometri a sudest del capoluogo siciliano, una tradizione di ville magnificenti, costruite tra il Seicento e Settecento. Ma una su tutte, villa Palagonia, scavalca con la sua fama lo stretto di Messina e si diffonde in tutta Europa. Grazie a Goethe e ad altri scrittori-viaggiatori che ne raccontano le meraviglie. E insieme narrano anche la presunta pazzia del principe Ferdinando Francesco Gravina, che così la volle, affollata di draghi, diavoli, scimmie e nani, bestie rapaci e figure umane deformi: un mucchio di mostri, insomma, che – si disse allora - mettevano paura agli uomini e facevano partorire bambini orribili alle donne incinte che per disgrazia fossero passate di là.
L’intento del principe di Palagonia, invece, era di abbellire la propria “casa del capriccio” con questo bestiario fantastico, scolpito nel tufo da artigiani locali dell’epoca. E’ il 1746. Ferdinando Francesco, erede di un patrimonio immenso, considerato bizzarro se non proprio pazzo dà inizio ai lavori di completamento della villa fatta costruire dal nonno. Lavori che dureranno decenni e costeranno una fortuna ma che gi daranno eterna fama. All’interno della villa, la Sala degli specchi , col soffitto a tasselli di vetro che riflettono in mille modi le immagini sottostanti deformandole.
La sosta. Vi consigliamo la Trattoria Don Ciccio inserita nell’edizione 2009 delle “Osterie d’Italia”, il sussidiario del “mangiar bene” all’italiana edito da Slow Food. La filosofia del locale è fondata sull’equilibrato rapporto tra la qualità dell’offerta e il conto finale. Nei dintorni. Isola di Mozia, colonia fenicia al centro della laguna dello Stagnone. Una trentina di secoli fa alcuni mercanti fenici, grandi esperti di mare, penetrarono nel golfo e si accorsero immediatamente della bellezza del luogo, ne visionarono le isole, scelsero la più vicina alla terraferma e vi fondarono una colonia, tappa intermedia delle rotte verso il Mediterraneo occidentale e la chiamarono Mozia. Il significato più probabile del nome è “Filanda”, anche perché la colonia ebbe un periodo di grande splendore proprio per le ottime lane colorate con la porpora che i Fenici producevano sul posto. La popolazione moziese aumentò e fu forse allora che venne costruita la strada rialzata di collegamento con la terraferma, oggi sommersa, ma ancora visibile, che permetteva di raggiungere la Sicilia a piedi. Ai Greci che si stavano insediando in Sicilia, però, questi Cartaginesi davano fastidio. L’isoletta fu assalita e semidistrutta dal tiranno di Siracusa, Dioniso, e poi riconquistata dai Cartaginesi che decisero poi di abbandonarla e di trasferirsi sulle coste della Sicilia orientale dove fondarono Marsala. Nel secolo scorso, un gentiluomo siculo-inglese, proprietario legittimo dell’isola, tale Whitaker, la vegliò dal suo sonno e la riportò alla luce. Non lontana da Marsale è Selinunte, colonia greca, con i resti di templi che costituiscono uno dei complessi più notevoli di tutto il Mediterraneo.
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